DARK - BIAS - FLAT
Scatti di calibrazione in astrofotografia
Loris Ferrini


Una volta terminata la sessione degli scatti al cielo (che prendono il nome di light) dovremmo fare i cosiddetti "scatti correttivi", ovvero: i dark, i bias e i flat.
I dark servono per eliminare il rumore termico dovuto dal fatto che il sensore rimane acceso per molto tempo, dato che i light durano molti secondi o anche diversi minuti e che, inevitabilmente, il sensore si andrà a riscaldare, generando del rumore.
I bias servono per eliminare il rumore elettronico dovuto dal fatto che il sensore, appena si accende, genera del rumore elettronico randomico, dovuto dal fatto che viene percorso dalla corrente.
Infine i flat servono per appiattire le differenze di sensibilità del sensore e servono anche per togliere la cosiddetta "vignettatura", tutte le tracce di polvere e sporco, presenti in tutto il treno ottico (che sia sul sensore, sui filtri o sull'ottica).
Dovremo farli indipendentemente se scattiamo con una macchina fotografica (reflex o mirrorless) o se stiamo utilizzando dei sensori astronomici dedicati.
Ci saranno delle piccole differenze per entrambi i casi, ma adesso vediamoli nello specifico:
I dark sono scatti bui, quindi fatti con il tappo davanti all'ottica o davanti al sensore, nelle stesse identiche condizioni di ISO (o gain), tempo di scatto e soprattutto temperatura. E' per questo che, se scatto su reflex o mirrorless, sarebbe consigliato fare i dark nella stessa notte in cui ho fatto i light; così da renderli il più corretti possibile per quanto riguarda la temperatura del sensore. Invece, se si utilizza un sensore astronomico raffreddato, potrò sempre raggiungere la stessa temperatura a cui ho scattati i miei light. Questo da anche la grande possibilità di creare delle librerie di dark da poter usare all'occorrenza e che hanno validità di un anno.
I bias sono scatti bui, ma che devono essere fatti alla velocità più alta che il mio corpo macchina consente (ad esempio 1/4000 o 1/8000), per farli basta che si metta lo scatto continuo e tenere premuto il pulsante di scatto per qualche secondo. Se invece sto utilizzando un sensore astronomico, i bias si possono non fare perché l'informazione del rumore elettronico è già contenuta all'interno dei dark.
I flat, infine, sono scatti molto particolari che devono essere fatti agli stessi ISO o gain dei light e ad una superficie uniformemente illuminata (quindi una flat box apposta, un foglio di carta bianco illuminato o simili) e devono essere fatti anche con un'esposizione corretta (con un istogramma che va tra 1/3 e 1/2). Per farli con reflex basta impostare la macchina fotografica in priorità di diaframma, così che sia lei a scegliere la durata dello scatto in modo da avere un flat correttamente esposto. Invece, per i sensori astronomici, posso gestire la durata dei flat tramite programmi apposta che gestiscono anche la sessione di scatti. L'importante è che non siano più brevi di 2" o 3"; è per questo motivo che, dal momento che iniziano a essere scatti relativamente lunghi, bisogna lasciare acceso il raffreddamento della camera e fare un ulteriore scatto di calibrazione, ovvero i dark-flat: cioè i dark dei flat, quindi dei normali dark, ma riferiti al tempo di esposizione dei flat.
Queste sono le nozioni fondamentali per fotografare il cielo, ma per approfondire meglio il tutto, vi rimando al canale youtube "LD ASTRO" con video dedicati a come muovere i primi passi nella fotografia notturna.
Invece, se volete imparare a fotografare un paesaggio fantastico, da mettere poi sotto il vostro cielo, il mio amico, Erik Colombo, è il fotografo perfetto per insegnarvi a farlo!